Resilienza

di Giulia Mela
psicologa psicoterapeuta

Le parole spaventanti dei mesi passati e correnti sono: pandemia, contagio, virus e crisi.
Si sente parlare poco di trauma ma sui social è spesso presente il concetto, usato in maniera ruspante, di resilienza.


Facciamo un po’ di chiarezza:
il trauma è un evento che crea una condizione psichica di rottura, si può assimilare ad una ferita non rimarginata, tale situazione all’interno della mente rompe il modo di vedere il mondo dato che ciò che si conosceva è cambiato ed ha bisogno di avere un senso.


La resilienza, invece, è un termine mutuato dalla fisica che descrive la dinamica con la quale un metallo si deforma sotto una pressione esterna, si adatta ma non si spezza. C’è differenza tra la capacità di resistenza ad un sforzo tra un pezzo di ferro e uno di acciaio; Il primo essendo maggiormente flessibile non si spezza, il secondo sì.


Nelle persone la resilienza è la capacità di adattarsi e non farsi spezzare dagli eventi, ed è propria della soggettività di ciascuno.
Essa non contempla la capacità di avviare un processo di cambiamento, lo esclude concentrandosi solo sulla resistenza.


Il cambiamento implica una crescita personale e collettiva che non è necessariamente un processo automatico e autonomo, anzi presuppone sempre una frattura e l’accettazione che nulla sarà più come prima.
Per dare un senso al trauma e al cambiamento che ne consegue servono psicoterapeuti “sufficientemente” buoni che cerchino di considerare gli stati emotivi faticosi e quelli vitali, in modo da permettere all’individuo di dare un senso all’esperienza.


Tutto ciò va oltre alla resilienza.